venerdì 21 marzo 2008

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Un cielo acre,
la luna raspa pareti di lampi
nel buio forte di un principio bagnato.
Orizzonti senz'aria al crepuscolo dei sorrisi.

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Gratto ruvido,
pelo rabbioso
i pensieri che pesano squilibrio
lungo il profilo spento
di un occhio nella notte.
che bella canzonetta del cazzo.

venerdì 22 febbraio 2008

Grumo incastrato di palazzi,
su prati e fratte
vomitati dall'urbe sbronza di giorni.
Come vino in grappoli scuri,
forte di suo
e degli intossicati spasmi di giovani inquieti,
nei vicoli d'affamati quartieri,
pistole,
giocattoli in ferro
e coccole in nitro,
come vino in grappoli scuri,
mercanti di insensi e fumi celesti,
nei bruciati alveoli
d'inviluppati arrosti,
tra palazzi e balconi
narici rubate di mamme in pena
fiutano invano
il profumo lontano
di cielegie d'acqua.

giovedì 21 febbraio 2008

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Mi chiedeva l'aria,
Mi chiedeva sorrisi e respiri,
Mi chiamava in mille modi come fossi uno qualunque.
Mi avvicinava col gusto turpe dello zucchero filato in riccioli lisi.
Mi voleva ogni notte.
Il giorno le era concesso scontato a metà.
Mi chiedeva aria in una stanza spenta.
Mi chiamava sempre,
come fossi uno qualunque.

venerdì 8 febbraio 2008

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Consumo la testa col vino,
smusso gli angoli del coccige
e dilato il buco entro cui cado.
11 di gradi,
senza una piega.
Che culo!

Spastica

Si avvicinò
e,
alla sua destra,
il lungo tremore di un’ombra inquieta.
Spastica,
su un rossetto sconfinato,
si grattava la pelle e le braccia,
in pose da troia.
A ogni rinvio di sangue
leccava e succhiava pustole,
sconfinando il rossetto.
Spastica.

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Seguirò l’aria che sfiori
con gli occhi da bimbo,
ascolterò le tue storie che saranno mie
e ti avrò vicina
col fianco aperto
al sole dei giorni nostri che saranno

giovedì 7 febbraio 2008

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Ogni tuo respiro è il mio,
ogni sorriso un lucernario.
Ogni tuo battito lo scuotere del mondo,
le tue parole il segno a terra
dei passi fatti assieme.
Il tuo sguardo, sul finire della tuscolana…
come il cielo che frigge l’alba sotto ai castelli.

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Ti scoperei piano,
stantuffi di ambrati e grumosi umori che rastrellano il mio cazzo,
perdite di arie colorate,
sottopressione,
gonfiata dentro,
bevuta al nocciolo,
imbarcata in pose aperte e sconce.
Scosciata sorgente di sperma dal buco del tuo culo.
Dal cui orletto di prugne e carne mi disseto.

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Vorrei vederti rubare aria,
acerba di quel mio pezzo di carne nella pancia,
viola di un respiro troppo gonfio per infilarlo in bocca,
con lacrime piacevoli di un’imburrata tra le rime.
Rime di occhi che si sporgono dalle orbite
per leccarmi il petto e tutti i miei spiriti

martedì 22 gennaio 2008

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Da qui è terra di figli e madri, di vecchi ceduti lungo colonne sotto alle spalle, di padri raccolti dietro alle falci che sfamano e mutano i giorni in cocci di ore illegali. Se vivono è ribellione sociale, se chiedono un supplizio disdicevole.
Ma sono madri, figli, padri e vecchi come serate di tv e sformati, come notti in lenzuola di lavanda, come cocci sgranati in silenzio tra posate e piatti.
come preghiere lievi perché i bimbi non sentano.
Perché si possa finire il mese come consumare una vita.
E se vivono è ribellione, se chiedono un fastidio che prude.
Ma sono madri di un candore speciale, pulizia appesa su fili tesi tra i tetti, padri con mani di storte fatiche, vecchi passati ai giorni, agli anni e ai nostri silenzi.
Ne è piena Roma …….

di sti cazzi di rumeni!

mercoledì 16 gennaio 2008

testaccio

si è presa tutta la mia forma.
tutto il mio corrotto tono
tutta la mia vita pulita non molto.
si è presa la mia investitura di diavolo…
ed il cuore malato.
mi ha stirato il viso in un sorriso delicato
e ho saggiato il suo,
aperto, come il cielo di Testaccio.

domenica 13 gennaio 2008

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Seduta in punta sul cesso
combusta dalla fatica del gesto
oltraggi il tramonto di un sole
morto sui vetri.
Macchie distorte di luce alle pareti
e quel respiro ocra stanco
di un giorno caduto dietro allo sforzo.
Ancora,
per un solo momento,
l’ultimo tuo stringere il culo
e poi il silenzio.
Di un giorno morto sui vetri.

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alcune storie mi costano
e non poco
quanto l’alcool e il distillato
quanto il disordine macerato
tra i morti sotto spirito,
nel bar in cui ne rivendono i corpi
per poche decine di pazzie.

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Devi prendermi con forza arrogante e prepotente.
Devi fottermi gli occhi coi tuoi e ridarmi l’anima in una spuma bianca che ti bolle in bocca.
Devi scoparmi il cazzo impalata e viscerale
fino a che la mia testa ti esploda in pancia.
Cazzo annegato in ulcerato e teso culo aperto in due.
Tra le mani.

giovedì 10 gennaio 2008

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ho pisciato, cercando il profilo di un sogno cucito a metà, tra le ceramiche in basso… ma dall’una all’altra delle sponde, tra puzze in circoli gialli, piccoli omuncoli si giocano il senso in una gara di nuoto…..