infilato l’arnese, di lato, senza affondare, si è gonfiato come di un nervo. Dolore vivo, scoperto, come una cappella, finchè l’aria lo arrostì mentre quella vaga possanza, nel sangue, baratta i miei sogni con un vergine buco.
è femmina la notte. se me la scopo ogni volta con il cappuccio che mi spunta tra il pollice e l’indice. ma a pensarci è donna il primo mattino, quando mi sveglio tra i catarri delle iridi. è donna il pomeriggio, tra i sonnecchi delle ore invisibili. è donna tutto. attenta!